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LA MONTAGNOLA Oggi enclave ambientale e monumentale preziosa, un tempo rassicurante baluardo naturale sul confine occidentale: questo è la Montagnola senese, territorio aspro, ma anche storicamente votato ai traffici e agli scambi, non a caso solcato dai mille percorsi che nel medioevo facevano capo alla Via Francigena, l'asse viario che univa Roma coll'Europa. Ecco il perché della straordinaria fioritura di borghi antichi, castelli e luoghi di culto che la punteggiano.
Tra i borghi fortificati spicca la biancheggiante fortezza duecentesca di Monteriggioni, colla sua cinta muraria orlata da ben quattordici torri quadrangolari, spauracchio estremo contro il nemico fiorentino (lo stesso Dante ne fu impressionato: Inferno, canto 31), ma non mancano castelli come Montarrenti, Castiglion Balzetti, Palazzo al Piano.... oppure le case-torri di Radi, di Borgo Pretale, delle Vergene Non a caso la Montagnola è caratterizzata dalla presenza di numerose castelli altomedievali, che scaturiscono da processi di incastellamento. L' incastellamento è un fenomeno che in Toscana risale in genere verso la fine del decimo secolo e riguarda alcune aree insediative che tendono a fortificarsi; infatti, il periodo classico al quale gli studiosi riconducono il fenomeno è quello compreso tra il 900 ed il 1200; da recenti studi, sembra che in Toscana siano comparsi oltre 1000 castelli tra i secoli X e XII, con un massimo attorno all' XI secolo.
Tra i luoghi di culto emergono l'infinita teoria di bellissime pievi, come quella di Pievescola, del Ponte allo Spino a Sovicille, quella di San Giovanni a Rosia, di Pernina e poi l'eremo agostiniano del Lecceto, quello vicino, ma meno conosciuto, di San Leonardo al Lago e infine la duecentesca abbazia vallombrosana di Torri. Questo excursus, necessariamente rapidissimo, si conclude coll'originale complesso di Abbadia a Isola, villaggio medievale sorto tutto intorno all'imponente abbazia cistercense di San Salvatore (fondata nel 1001), cosi chiamata per la sua posizione sopraelevata rispetto al territorio circostante, anticamente paludoso. Un click! per visualizzare una immagine panoramica ad alta definizione della Montagnola Senese CENNI DI STORIA GEOLOGICA - Circa un milione di anni fa, prima che le enormi forze del sottosuolo iniziassero a sollevare le Alpi e gli Appennini verso le altezze che raggiungono attualmente, dal vasto e basso fondale marino di un Mediterraneo ben diverso da quello che tutti conosciamo oggi, già spuntava dalla superfice delle acque quella catena collinare che sulle carte geografiche viene individuata come La Montagnola; il suo nome nasce, come facile immaginare, dal suo aspetto vagamente prealpino, costituita com'è da calcari di età triassica. Dal punto di vista paesaggistico, essa si distingue notevolmente nell'ambiente circostante che, al contrario, risulta costituito prevalentemente da argille plioceniche (vedi larga parte dei territori di Radicondoli, Casole d'Elsa, Sovicille, Siena, Monteroni d'Arbia, Asciano, Murlo etc.) Queste argille affioranti peraltro hanno contribuito non poco a determinare tutta una serie di contrasti ambientali che caratterizzano, ad esempio, la parte del volterrano che guarda l'area senese ( le famose biancane ) Sulla Montagnola senese si trovano le sorgenti del fiume Elsa. Il fiume è lungo circa 63 chilometri e nasce in provincia di Siena e confluisce nel fiume Arno, di cui è affluente di sinistra, in prossimità di Ponte ad Elsa, nella provincia fiorentina. In realtà, bisogna distinguere il fiume Elsa in due parti: la "Elsa morta" e la "Elsa viva"; il tratto appellato "Elsa morta" si snoda dalle sue sorgenti, in località Molli, sulla Montagnola senese ed è, di fatto, un torrente privo di sorgenti perenni caratterizzate da una certa costanza e consistenza di flussi d'acqua. Solamente in prossimità dell'abitato di Gracciano, fraz. di Colle val d'Elsa, il fiume si alimenta grazie all'apporto di una sorgente perenne le cui acque, tiepide in tutte le stagioni e ricche di carbonato di calcio in sospensione, hanno caratteristiche tali da essere state sfruttate per usi termali sin dal tempo degli etruschi. PAESAGGIO ATTUALE - L'attuale aspetto del territorio rispetta in pieno gli stereotipi classici con i quali si ama identificare il territorio toscano; la coltivazione della vite e dell'olivo, o le sagome alte e slanciate dei cipressi, ma soprattutto estesi boschi di lecci sempreverdi e castagneti; facile immaginarsi questa parte di mondo così come si presenta oggi, immutata dall'alba dell'umanità. In realtà la coltivazione della vite stata importata dagli etruschi, mentre l'impiantazione del cipresso si riconduce all'epoca romana e solamente in epoca rinascimentale si coltiva l'olivo in larga scala. E' per importante notare che se tutta l'area non fosse rimasta tagliata fuori dalle importanti vie di comunicazione quali la Cassia in epoca romana e la Francigena in età medioevale, molto probabilmente, l'aspetto del territorio sarebbe stato modificato come accaduto invece da Colle val d'Elsa in direzione nord (vedi, ad esempio, le aree di Poggibonsi, Certaldo e Castefiorentino.
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